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Sensibilità al glutine, allergia o celiachia?

La sensibilità al glutine non celiaca  (Non-celiac Gluten Sensitivity) è una condizione che da circa dieci anni è sempre più nota al pubblico e che, a causa dell’enfasi mediatica che ha ricevuto nel tempo, è diventata quasi una patologia di moda – soprattutto sul web -, per lo più celando, sotto il dichiarato scopo di informare, l’interesse commerciale per reclutare clienti per percorsi diagnostico-terapeutici con una base scientifica poco consistente.

Cerchiamo di chiarire qualche dubbio: cos’è il glutine?

Il glutine è una proteina contenuta nel frumento, nell’avena, nell’orzo, nella segale, nel farro, ma possiamo trovarlo anche nella birra ed è utilizzato come addensante in una miriade di prodotti alimentari: per questo è ormai obbligatorio per le aziende segnalarne la presenza in etichetta.

Bisogna, in primo luogo, distinguere la sensibilità al glutine dalla celiachia e dall’allergia al grano. A differenza di queste due patologie, che sono ben definite dal punto di vista diagnostico con criteri condivisi ed accettati dalla comunità scientifica, la nuova entità della Gluten Sensibility risulta più difficile da inquadrare.

Quali sono le differenze con la celiachia?

La celiachia, secondo i dati del Ministero della Salute, è una malattia che colpisce circa 600 mila persone in Italia, l’1% della popolazione. Coloro che soffrono di celiachia sono geneticamente predisposti a questa patologia: l’assunzione del glutine provoca una reazione immunitaria a livello intestinale e il danneggiamento della mucosa dell’intestino tenue. I sintomi che derivano da tale reazione sono dolori addominali, diarrea cronica o costipazione cronica, anemia, stanchezza psicofisica e, nei bambini, ritardo nella crescita.

Si tratta, pertanto, di una patologia cronica su base autoimmune che può essere risolta con l’eliminazione definitiva del glutine dalla propria dieta.

Quali sono le differenze con l’allergia al grano?

L’allergia al grano è, invece, la reazione allergica alle proteine del frumento. In questo caso sono coinvolti gli anticorpi di classe IgE – diversi da quelli che reagiscono nei pazienti celiaci – che, parlando di sintomi, provocano soprattutto disturbi all’apparato respiratorio.  

Sintomi, diagnosi e trattamento della sensibilità al glutine

Non è ancora noto, per il momento, quale sia il processo fisio-patogenetico che genera la sensibilità al glutine. Dal punto di vista clinico la sintomatologia, che deriva dall’assunzione di glutine, può presentare:

  • sintomi digestivi: meteorismo, dolori addominali, diarrea o stipsi o alternanza di stipsi/diarrea;
  • sintomi extradigestivi: sonnolenza, difficoltà di concentrazione, depressione, stanchezza cronica, cefalea, dolori articolari e muscolari, alterazioni della sensibilità  degli arti, manifestazioni cutanee tipo eczema, anemia.

Questo polimorfo complesso di sintomi va in remissione con l’eliminazione del glutine dalla dieta, generalmente per brevi periodi e in tempi rapidi il paziente recupera in modo completo il benessere psicofisico.

La condizione  di Gluten Sensitivity sembrerebbe circa 6 volte più frequente nella popolazione generale rispetto alla celiachia, e può manifestarsi a partire dall’adolescenza fino all’età adulta matura, mentre la sua incidenza  in età pediatrica è molto rara.

Le manifestazioni cliniche – largamente condivise con le altre due patologie legate all’assunzione di glutine – non rendono possibile stabilire una diagnosi se non per esclusione della presenza di celiachia o allergia al grano.

Per quanto riguarda l’allergia al grano deve esserci la negatività dei test immunologici (anticorpi di classe IgE diretti verso il grano e test di reattività cutanea).

Per escludere la celiachia, invece, il paziente deve presentare negatività per la sierologia tipica per celiachia (anticorpi antiendomisio ed antitransglutaminasi), ma si può escludere anche attraverso un prelievo effettuato senza eliminare il glutine dalla dieta oppure attraverso biopsie intestinali ottenute alla endoscopia normali o con alterazioni minime (gradi 0 e 1 della classificazione di Marsh, che permette di valutare in modo preciso le lesioni intestinali e indica, quindi, i vari stadi della celiachia).

Non esistono al momento validati marcatori anticorpali per la Gluten Sensitivity: l’unica alterazione immunologica che è possibile ritrovare  nel 40-50% dei pazienti con Gluten Sensitivity è la positività per anticorpi antigliadina non deaminati, nella classe IgG.

Sul piano genetico la sensibilità al glutine presenta una positività per gli alleli di istocompatibilità HLA-DQ2 e/o DQ8 circa nel 50% dei casi rispetto alla presenza di questi marcatori nel 99% dei celiaci e nel 30% della popolazione generale – cosiddetti soggetti suscettibili a celiachia, ma che magari non esprimeranno la malattia per tutta la vita.

La diagnosi di sensibilità al glutine può ritardare anche per anni quando la condizione non viene sospettata sul piano clinico – abbiamo visto come manchino criteri diagnostici diretti certi – e, talvolta, i pazienti vengono per anni classificati e trattati come affetti da patologia funzionale dell’intestino, tipo colon irritabile.

Il trattamento consiste nell’eliminazione del glutine dalla dieta (frumento, orzo e segale e derivati). Tale eliminazione non è, come nella celiachia, richiesta per tutta la vita, ma può essere limitata ad alcuni mesi, effettuando successivamente un saggio sulla tolleranza al glutine con la reintroduzione graduale degli alimenti che contengono tale molecola.